Sentiero della Guerna
DALL’ABBANDONO AL BOSCO
Le fasi dell’abbandono
L’alta Valle del Guerna è oggi caratterizzata da ampi versanti boscati. Fino a pochi decenni orsono era connotata da aree aperte, governate a prato e prato-pascolo e servite da numerose cascine e contrade storiche, alcune delle quali abitate tutto l’anno.
Dopo il secondo conflitto mondiale tutte queste superfici agricole sono state gradualmente abbandonate e con esse gli edifici e i nuclei rurali, di cui oggi ritroviamo le antiche vestigia nascoste dalla vegetazione forestale che nel frattempo si è sviluppata anche a seguito di rimboschimenti realizzati dall’uomo.
L’evoluzione della vegetazione e dei segni dell’uomo nell’alta Valle della Guerna dal 1954 a oggi
1954 - La parte alta della Valle con il “Bosco Cantiere” e la parte intermedia attorno al “Pizzo Sellina”, che hanno suoli più superficiali e pendenze elevate, sono da sempre destinati a bosco, per la produzione di legna da ardere.
Le parti culminali sono ampiamente gestite a pascolo e sfalciate nei tratti meno ripidi. Sul versante ovest (territorio di Adrara San Martino) erano diffusi i prati e i prati-pascoli, con presenza di numerose cascine raggiungibili con sentieri e mulattiere.
La parte medio bassa della valle, con le cascine storiche evidenziate lungo la strada di Piei, presenta superfici agricole già in fase di abbandono e di naturale rimboschimento nelle zone più distanti dalle baite. Le aree più vicine ai nuclei rurali ancora in parte abitati appaiono regolarmente governati a prato o pascolo.
1975 - Elementi significativi osservabili sono: - nella parte sinistra della foto, la strada provinciale che da Adrara porta ai Colli di San Fermo, con alcuni stradelli di accesso alle cascine più vicine;
- lungo lo spartiacque, il tracciato che dai Colli di San Fermo (a ovest) serve il crinale, fino al territorio di Fonteno (a nord-est) e Vigolo (a est).
I versanti a monte della “Strada di Piei” sono in fase di rimboschimento e i prati attorno alle cascine si sono ridotti in favore del bosco. Sono stati avviati numerosi rimboschimenti, evidenziati dall’ingrandimento della foto aerea, dove sono visibili i filari dei soggetti di nuovo impianto.

2018 - Sono ulteriormente aumentati i percorsi trattorabili e carrabili per l’accesso alle aree aperte e soprattutto alle baite, molte delle quali hanno perso la loro funzione di gestione dello spazio agricolo e sono abbandonate o trasformate in seconde case.
Le aree a prato e pascolo si sono ridotte ulteriormente e frequentemente sono mantenute solo per garantire un adeguato spazio aperto circostante le vecchie baite.
I versanti a monte della “Strada di Piei”, fatte salve alcune rare eccezioni per alcune località più vicine ad Adrara San Rocco, sono ormai completamente rimboschiti.

I boschi di Adrara San Rocco
Il Piano di Indirizzo Forestale (PIF) dell’ex Comunità Montana del Monte Bronzone e Basso Sebino ha rilevato e classificato i boschi del Comune di Adrara San Rocco e limitrofi. Secondo il PIF, il 51% della superficie di questo ambito territoriale è coperta da boschi. Sul comune di Adrara San Rocco, l’indice di boscosità, molto più elevato, è dell’80% con 729 ha di superfici forestali a fronte di una superficie comunale totale di 909 ha.
Le categorie forestali più rappresentate sono quelle popolate delle specie tipiche di questi ambienti, la cui diffusione è anche stata favorita dall’uomo per le proprie necessità produttive: gli orno ostrieti emergono fra tutti con un’incidenza di quasi il 50% sulla superficie forestale dell’ex CM, seguono i castagneti con oltre il 20% e le formazioni antropogene con il 16%, principalmente rappresentate da robinieti.
Alla fase di abbandono delle attività agricole e del pascolamento degli ultimi decenni la natura ha risposto in maniera graduale e l’uomo ha poi contribuito a questa trasformazione con interventi di riforestazione.
Il PIF rileva almeno 3 categorie forestali che in questi luoghi derivano da ricolonizzazione spontanea di superfici agricole abbandonate: le neoformazioni, i corileti e i frassineti, che incidono per circa il 5% del bosco.
L’uomo, sia in valle di Adrara che sui territori limitrofi, con i rimboschimenti, ha introdotto specie tipiche di ambienti con caratteri climatici diversi rispetto a quelli dell’area. Queste formazioni appartengono alle citate formazioni antropogene che includono i rimboschimenti presenti nell’Alto Guerna (colore grigio nello stralcio del PIF), realizzati con Abete rosso, Larice e secondariamente Pino strobo, per circa 100 ha (1 km quadrato).
Il Bostrico (Ips typographus L.)
Il Bostrico è un piccolo coleottero che scava gallerie per ovideporre sotto la corteccia dell’Abete rosso, ostacolando il flusso della linfa e quindi determinando stati di sofferenza degli alberi attaccati, che in caso di attacchi massicci muoiono.
Le condizioni stazionali inadeguate per un regolare sviluppo dell’Abete rosso rendono questi soprassuoli più fragili verso i loro parassiti. Questi ultimi si avvantaggiano di stagioni con temperature miti ed estati prolungate e si diffondono in maniera esponenziale destabilizzando l’equilibrio naturale parassita-ospite.
Tratto di bosco di Abete rosso attaccato dal Bostrico in località Bariletti. In primo piano latifoglie autoctone, diffuse anche lungo la valle Bariletti (sullo sfondo). Oltre la macchia di bostricato le chiome verde chiaro evidenziano la presenza di Pino strobo.
Gestione del bosco e biomasse a scopi energetici
A partire dai primi anni 2000 il Comune di Adrara San Rocco ha avviato diverse iniziative per una gestione sostenibile del bosco pubblico (circa 260 ha) e privato (circa 50 ha al 2022), con tagli di utilizzazione, conversioni all’alto fusto, diradamenti, con finalità produttiva, prevenzione del dissesto idrogeologico o riduzione del rischio incendio.
Tra queste iniziative va annoverata anche l’installazione di una caldaia a cippato, realizzata grazie a finanziamenti GAL 2007-2013, che garantisce il riscaldamento termo-sanitario di 5 edifici pubblici tra cui municipio e scuole elementari.
Tra queste iniziative va annoverata anche l’installazione di una caldaia a cippato, realizzata grazie a finanziamenti GAL 2007-2013, che garantisce il riscaldamento termo-sanitario di 5 edifici pubblici tra cui municipio e scuole elementari.
La funzione della caldaia è duplice:
ha permesso di spegnere 7 a caldaie a metano e 1 a gasolio, sostituendo combustibili fossili con cippato (energia rinnovabile a km 0) con risparmio economico;
ha stimolato la prosecuzione delle attività selvicolturali, avviando una piccola filiera bosco-legno-energia, governata dal Comune, che coinvolge operatori locali per la gestione del bosco e del cippato.
Coordinamento progettuale Stefano D’Adda (Studio GPT, Bergamo) | Testi, fotografie, cartografia e progetto grafico Fabrizio Rinaldi (Studio AgriFor, Zanica) | Pagine web https://www.harnekinfo.it | 2023